Consultorio “In famiglia”

La diocesi di Rieti da sempre presta attenzione alla realtà della famiglia. Dal punto di vista pastorale, naturalmente, ma anche cercando di portare un aiuto concreto a quanti si trovano in difficoltà. È quest’ultimo, infatti, lo scopo del Consultorio Familiare: un servizio portato avanti con gratuità e continuità negli anni secondo diverse forme. Una pausa in questi mesi c’è stata in parte a causa della pandemia, ma anche per completare un più generale percorso di riorganizzazione. Da pochi giorni l’attività è ripresa nelle stanze al primo piano di palazzo San Rufo, e la prima novità è che la struttura è ora un vero e proprio ufficio diocesano, presieduto da don Luca Scolari, che aggiunge questo impegno a quelli degli uffici per la Pastorale della Famiglia e per la Pastorale Giovanile.

«L’idea è che questo spazio sia per chi si avvicina un luogo nel quale sentirsi davvero “in famiglia” nelle varie dimensioni che il Consultorio offrirà» spiega don Luca. Il progetto è piuttosto articolato, ma ha ovviamente al centro l’area consultoriale vera e propria, aperta alle singole persone e alle famiglie per far fronte alle diverse esigenze: all’interno della coppia, tra genitori e figli, per le adozioni o anche per consulenze legali in favore di persone nella fragilità. Il tutto ovviamente svolto con la massima attenzione alla privacy, per la quale il Consultorio si è dotato di procedure che garantiscono l’assoluta riservatezza.

Un approccio multidisciplinare

Le competenze degli operatori a disposizione sono piuttosto articolate. In attesa di nuovi volontari, per ora l’equipe è costituita da professionisti: due psicoterapeute, tre psicologhe, di cui una specializzata in psicologia dell’emergenza, tre consulenti familiari, una pedagogista, un consulente etico. Ci sono anche un coordinatore scientifico e un supervisore clinico, che si avvantaggia di un’esperienza decennale nel Consultorio Ambrosiano di Milano. Fuori dall’equipe, ma sempre nell’ambito del consultorio lavorano poi un avvocato, per le consulenze di tipo legale, e il personale di segreteria.

Tutti gli operatori svolgono il loro servizio a titolo gratuito nella logica del volontariato, come del resto accade al piano terra di palazzo San Rufo con i medici e gli infermieri del Centro Sanitario diocesano. Una compresenza che risulta strategica laddove dovessero emergere esigenze di tipo sanitario.

Il percorso

A dirigere il gruppo è la psicologa psicoterapeuta Concetta De Filippis, che spiega le diverse fasi del percorso consultoriale: la prima consiste nell’accoglimento della domanda, attraverso un colloquio con uno psicologo o un consulente familiare. È il momento in cui si cerca di stabilire qual è l’esigenza e non sempre è semplice, perché a volte l’utente presenta un disagio che non sempre riesce definirne. La domanda passa quindi all’elaborazione dall’equipe, che si riunisce e valuta a quale figura professioanle affidare il caso. È una fase importante, al di là dell’aspetto tecnico, perché il confronto tra approcci diversi aiuta molto a comprendere le esigenze della persona che chiede un aiuto. Definito il percorso, all’utente viene offerto un ciclo di cinque consulenze gratuite, attraverso le quali si prova ad elaborare una soluzione ai problemi che si sono presentati. Al termine di questo percorso c’è la restituzione all’utente, insieme al quale si cerca di stabilire se la domanda è stata evasa. Dove occorre si può ancora proseguire il percorso all’interno del Consultorio: «siamo ancora in fase iniziale – spiega la direttrice – e senza alcuna pubblicità stiamo già seguendo diversi casi di persone arrivate da noi sul filo del passaparola».

Attenzione ai piccoli

Un buon inizio per un’attività che ha nei suoi progetti anche l’apertura di uno spazio dedicato ai bambini: una vera e propria ludoteca dove i piccoli trovino uno spazio per la lettura e per il gioco libero e strutturato. L’attività si avvantaggerà del chiostro interno di palazzo San Rufo e di una grande stanza al piano terra: «Stiamo pensando di attrezzarla anche come uno spazio di incontro e di ascolto delle famiglie», spiega ancora Concetta.

Un consultorio in uscita

E sempre guardando ai giovani c’è il tema delle scuole. Il Consultorio sta progettando servizi per gli istituti del territorio, a partire dalle scuole paritarie cattoliche, insieme all’Ufficio Scuola della diocesi. Lo scopo è quello di non limitarsi alla cura, ma di lavorare alla prevenzione e alla formazione. «È un’occasione per intercettare le problematiche dell’età evolutiva – spiega don Luca – dal punto di vista relazionale, ma anche della gestione della corporeità, della sessualità, dell’alimentazione oltre a un’attenzione per la disabilità. C’è una emergenza anche nelle dipendenze: per le droghe leggere, l’alcol con un abbassamento progressivo dell’età. C’è anche un preoccupante aumento dei casi di autolesionismo». Riguardo questi problemi, aggiunge il sacerdote: «C’è molto di sommerso, spesso per vergogna. In realtà non c’è di nulla di cui vergognarsi, né colpa da parte dei ragazzi. «La presenza nelle scuole sarà anche un modo per costruire una cultura diversa su questi argomenti, in ottica preventiva, ma anche per sottrarre certe situazioni al pregiudizio».

Grazie alla presenza in equipe di operatori specializzati in emergenza, nella scuola si potranno affrontare anche questioni di traumi emergenziali: «Potranno essere di sostegno per far fronte ad eventi fuori dall’ordinario. E negli ultimi anni ne abbiamo vissuti parecchi: con il terremoto, l’alluvione, la pandemia», aggunge Concettta.

Una presenza nelle periferie

Smpre con l’ottica di essere “in uscita”, la direttrice spiega di non pensare al Consultorio come a un servizio centralizzato. Data l’estensione della diocesi, è opportuno pensare che l’utenza non debba raggiungere la sede dal profondo delle zone pastorali, o anche dai quartieri periferici della città: «L’idea sarebbe quella di aprire sportelli sul territorio: un lavoro da portare avanti insieme ai parroci, ma a causa della pandemia ancora non li abbiamo potuti incontrare. Sarà comunque una priorità da affrontare a piccoli passi».

L’impegno è grande e le difficoltà non mancano. «A fare coraggio è la consapevolezza di lavorare tutti guidati da un unico Maestro, che è Gesù», conclude Concetta. «Abbiamo avuto tanti segnali positivi che mi piace interpretare come segni per questo cammino. Oggi sento che il nostro compito è quello di piantare piccoli semi, per poi seguirli, prendercene cura e lasciarli crescere».